Poderosa Teotihuacán

 Città Del Messico, 21/01/2022


La giornata inizia presto, sono partito all'alba da Tepoztàn alla volta della capitale, dove mi trovo adesso in attesa di un bus che mi porterà a Oaxaca. Approfitto di questo scalo per raccontarvi, come promesso, della mia esperienza a Teotihuacán.

Teotihuacán, piazza della Piramide del Sole

Di buon mattino mi dirigo alla stazione Central Del Norte, il terminale da dove, con cadenza oraria, partono i bus diretti alle famose rovine.

Il viaggio dura poco più di un'ora, con un paio di fermate intermedie. Dal finestrino guardo la città diluirsi in una immensa periferia a perdita d'occhio, che si arrampica coloratissima sulle pendici dei numerosi monti e vulcani che la punteggiano.

Sono circa le 10 quando finalmente il bus mi deposita davanti la puerta uno, il primo dei tre ingressi tramite i quali si accede al sito archeologico.

Il biglietto d'ingresso costa 85 pesos, poco più di tre euro e cinquanta, e una volta oltrepassato un viale pieno di boutique di souvenir, eccomi finalmente nel bel mezzo della Citadela, l'antico fulcro politico, sociale e cerimoniale della città.

Stemperata l'emozione fortissima di trovarmi in un luogo che sognavo di visitare fin da bambino, mi rendo conto di essere circondato da una strana sinfonia: fischi, strida di aquile, ruggiti di giaguari, tutti provenienti dalla variopinta folla di venditori di souvenir.

José Luis
Dopo averne dribblati parecchi, infine cedo agli occhi grigi e potenti di José Luis, che mi racconta un po' la sua storia, ma sopratutto mi rivela tutti i segreti di Teotihuacán.

Alla fine della lunga e interessantissima chiacchierata (e dopo una furiosa trattativa) gli compro uno specchio di ossidiana, che era comunque un oggetto che avrei voluto comprare prima o poi per usarlo nella cerimonia del Temazcàl.

Saluto il mio amico e mi dirigo al tempio di Quetzalcoatl, il dio serpente piumato, principale divinità del pantheon mesoamericano la cui testa meravigliosamente scolpita ricorre come motivo ornamentale lungo la scalinata principale.




È una meravigliosa testimonianza di quanto la cultura di Teotihuacán fosse raffinata, come anche in possesso di avanzatissime capacità tecniche e progettuali: pensate, all'apice del suo splendore in questa città vivevano circa 200.000 persone, distribuite tra ricchi palazzi ed edifici multifamiliari.

Dettaglio della testa di Quetzalcoatl




Tempio di Quetzalcoatl










Tuttavia l'origine della cultura di Teotihuacán è ancora avvolta dal mistero, ma tra le teorie accreditate, quella che preferisco vede la città come un grande melting pot di culture che coesistevano armoniosamente. Si sa che ebbe una enorme influenza su un'ampia porzione del mesoamerica, ma quando gli Aztechi salirono al potere la città era già disabitata da tempo, tanto che credettero che quegli edifici fossero opera degli dei e iniziarono a considerare il sito come luogo di culto e pellegrinaggio, ripopolandolo parzialmente. 

Mi dirigo verso nord iniziando a percorrere il viale lungo 4km che, perpendicolarmente al corso del Rio San Juan, divide la città in quattro quadranti. Venne chiamato Calzada de los muertos (via dei morti) prima dagli Aztechi e poi dagli Spagnoli perché le strutture ricorrenti lungo di esso vennero scambiate per tombe, mentre erano in realtà basamenti di antichi templi.

Architettura Talud - Tablero lungo la Calzada de los Muertos

La stile architettonico utilizzato dai costruttori di Teotihuacán è denominato Talud – Tablero, consiste in una superficie o pannello inclinata verso l'interno chiamato talud (pendenza) con un pannello o struttura perpendicolare al terreno poggiata sulla pendenza chiamata tablero (tavolato). L'effetto è quello della nota piramide a gradoni, che vedremo riproposto in molti siti archeologici mesoamericani.

Ed eccomi finalmente davanti una delle espressioni più maestose di ciò che ho appena descritto: la Piramide del Sole.

La Piramide del Sole

I suoi 65m d'altezza e 225m di lato ne fanno la terza piramide più grande al mondo per dimensioni totali, e al suo cospetto sento vibrare dentro di me qualcosa che risuona lontano, affascinato e un po' annichilito da questa struttura che sembra venir fuori direttamente da un'epoca di leggende ed eroi, dove umano e divino erano in contatto profondo.

A dispetto del nome, l'edificio era probabilmente consacrato a Tlaloc, il dio dell'acqua celeste.

Dopo aver fatto una piccola offerta al poderoso spirito di questo luogo con incenso e il suono del mio marranzano, mi dirigo verso il termine della calzada de los muertos, dove mi attende una piazza circondata da templi e dominata dalla Piramide della Luna, secondo edificio più importante di Teotihuacán.

Più piccola ma più elegante della sorella maggiore, la Piramide della Luna domina il sito lungo l'asse Nord-Sud, e ricalca il profilo del Cerro Gordo, il monte alle sue spalle.

La piramide della Luna

Faccio una piccola offerta anche qui, poi vengo fermato da una simpatica coppia di anziani provenienti da Mexicali, che vogliono a tutti i costi farsi un selfie con me, contenti loro! Li saluto, e imbocco il sentiero verso l'uscita, costeggiato anche questo da boutique di souvenir – AVVERTENZA – non comprate nulla in questi negozietti o dai venditori (a meno che non siano simpatici come José Luis) perché trovate le stesse cose a minor prezzo in ogni mercato da Città del Messico a Oaxaca.

La Piramide del sole vista dalla Piazza della Luna

L'ultimo stop lo faccio in un laboratorio artigianale dove intagliano ossidiana e altri tipi di pietra, i ragazzi sono super gentili, mi illustrano il funzionamento di ogni macchinario e mi spiegano l'intero processo della lavorazione delle pietre, dal taglio alla cesellatura.

Artigiano intento a scolpire un giaguaro

Stanco e felice salgo sul bus per tornare a Città del Messico, ad allietare il mio viaggio la musica tradizionale un po' malinconica di un guitarero accompagnato dalla voce di suo figlio, che a un certo punto intona Cielito Lindo.

Non posso che aggregarmi e cantare con lui, ricordando le nottate alticce passate sulle scalinate di Piazza Teatro nella mia amata Catania, circondato dagli amici di una vita che strillano “Eeeen la Sierraaa Morenaaa....”




Mi sento a casa anche qui.

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