Parlando di casa
Mazunte, 28/01/2022
Tra tutti i posti che ho visitato nei miei viaggi, Mazunte è uno che si colloca sicuramente tra quelli papabili per trascorrerci il resto della vita.
In questo sogno tropicale mi sono subito sentito a casa, e da questa sensazione voglio trarre spunto per parlare di un argomento che mi sta molto a cuore, e che è stato per tanti anni un conflitto che mi sono portato dentro, cercando con fatica il giusto modo di processarlo.
Tanti sono i luoghi che ho solamente sfiorato, e altrettanti quelli in cui ho speso più tempo, magari anche per via di un percorso di studio o del lavoro.
Eppure ciclicamente, sopratutto nei momenti di stress e down emotivo, una domanda mi ha perseguitato: Qual è il mio posto? Qual è la mia casa? Dove dovrei tornare, se dovessi fermarmi?
Ashram Yoga occupato, Fuerteventura. Qui è dove ho vissuto al mio arrivo sull'isola, nell'Ottobre 2019. |
Il mio angolino di casa nel deserto, Fuerteventura 2019. Foto del mio amico Thomas Carlà. |
Credo che temi quali casa, appartenenza e radici siano molto comuni tra nomadi e viaggiatori, per questo voglio condividere con voi un pezzetto della mia storia.
Sono nato in Sicilia, a Palermo. Sono cresciuto a Caltanissetta, un posto dove nonostante degli ottimi amici e un'adolescenza mediamente spensierata, ho sempre sofferto molto per la limitatezza degli orizzonti borghesi e provinciali di una piccola città della Sicilia centrale.
Finalmente nel 2006 sono andato via da casa dei miei, e da allora ho cambiato sei città tra Italia, Inghilterra e Spagna, ma ho anche vissuto per lunghi periodi di tempo in realtà rurali ed eco villaggi in giro per la Francia e il resto dell' Europa.
Squat a Notthing Hill, Londra 2013/2014 |
Tra tutti questi luoghi, uno in particolare mi ha rapito e ha conquistato il mio cuore.
Si tratta di Catania, città dove ho fatto l'università e dove finalmente, per la prima volta in vita mia, mi sono sentito veramente a casa.
Dopo qualche mese ne sono già perdutamente innamorato: quella città mi entra nel sangue, nelle ossa, al solo parlarne mi brillano gli occhi.Arrivo a sentirmene così tanto parte che se qualcuno mi chiedeva la mia provenienza rispondevo di essere di Catania, perché è li che sono diventato una persona.
Eppure, come nelle più belle storie d'amore anche in questa c'è un lato tragico, oscuro.Un momento in cui quel sogno si è infranto.
Era la fine di quei famosi anni zero cantati da Vasco Brondi, quando i suoi capelli non avevano senso ma i dischi che faceva ne avevano eccome.
Io ero nel pieno vortice dei miei vent'anni, e quando si vive a quella potenza c'è il rischio che gli intrecci di gioia e dolore si facciano estremamente pericolosi, c'è il rischio che s'ingarbuglino irrimediabilmente, e a quel punto è troppo tardi.
Autoritratto, Catania 2011. Avevo ventiquattro anni. |
E proprio li, nell'unico posto al mondo in cui io mi sia veramente sentito a casa, è avvenuto che la vita e la morte siano sfumate così tanto l'una nell'altra da rendere impossibile distinguere il confine tra le due. Sono sempre stato cosciente della mia irrequietezza, che a quell'età purtroppo degenerava frequentemente in una frenetica ricerca di colmare un grande senso di vuoto, sfociando spesso in contorte vicende di abusi di sostanze e relazioni tossiche.
Tutto ciò ha inevitabilmente portato a degli avvenimenti dai quali non è stato possibile tornare indietro. Allora sono andato avanti, iniziando a collezionare nostalgie.
Da quando ho lasciato Catania, nel 2012, ho avuto molta difficoltà nel radicarmi davvero in un luogo, facendo tanta fatica a sentirmi parte di qualunque cosa.
Il furgone Tatanka, dove ho vissuto per un paio di mesi nell'Estate 2015 in giro per i Balcani |
Con gli anni ho maturato un sentimento ibrido, sentirmi un po' cittadino del mondo e un po' perennemente homesick, ma ho lavorato tanto per trasformarlo in un carburante utile per andare avanti, e se certe volte mi ha dato il tormento, molte altre è stato ciò che mi ha dato la forza di sentirmi il benvenuto in ogni posto e ancora più parte del tutto.
Ho imparato a colmare quel senso di vuoto dedicandomi alla ricerca di cose che mi appagassero in maniera reale e non soltanto temporanea, ponendo molta attenzione sulla qualità delle mie relazioni.
Milano, altro posto con cui ho avuto un rapporto conflittuale, dove ho vissuto in maniera discontinua tra il 2013 e il 2021. Ritratto scattatomi dall'amico Jon Bronxl. |
Milano, la prima foto al Duomo, eseguita con una pinhole camera, Settembre 2013 |
Ciò si è rispecchiato principalmente nelle mie amicizie: con il passare del tempo sono riuscito a creare una vera e propria famiglia intorno al mondo, e anche se spesso i miei più cari amici sono lontani, so di avere sempre qualcuno su cui contare ovunque io vada, o quasi.
Ho già parlato di quanto sia importante seguire il proprio giusto sentiero, quindi mi viene da dire che forse, nel mio caso, non sapere quale sia il mio posto non sia un problema così grande.
Che non dovrei struggermi nel sentire di non appartenere a nessun luogo o situazione, ma piuttosto godere delle mie radici nel vento.
Casa Yana, dove ho vissuto per qualche mese nel 2021. |
Meraki, dove ho vissuto gran parte dell'autnno 2021. |
La dimensione del viaggio sicuramente mi aiuta in questo processo, amplificando tutto e facendomi sentire ancora più grato per vivere questo prodigio: riuscire a sentirsi a casa nell’impermanenza, nella fugacità che impreziosisce ogni incontro, un po’ come la bellezza della luce del tramonto.
Vi lascio con un aneddoto risalente a qualche giorno fa: tornando da una passeggiata tra le montagne di Amatlàn, mi sono fermato a prendere qualcosa da mangiare in una locanda gestita da un signore con un forte accento francese.
Chiacchieriamo un po', lui è della Normandia, io gli racconto delle mie avventure tra le vigne di Bordeaux, dove è nato Viña Punk, uno dei miei lavori fotografici a cui tengo di più.
Tra le vigne di Bordeaux, Settembre 2017. Foto di Hugo Weber. |
Mi serve una quiche deliziosa accompagnata da un bicchiere di ottimo rosso, ed io provo una nostalgia forte, dolce, di casa.
Non solo dei luoghi di cui ho parlato con lui, ma anche di Arles e di Marsiglia, della campagna gotica della Gironda e delle colline lussureggianti della Valle del Lot.
Mentre sono in Messico provo nostalgia di casa pensando alla Francia, e mi chiedo quindi se casa non sia in ognuno di quei posti in cui sono stato felice, ma anche triste, eccitato o malinconico.
Credo che infondo casa sia ogni posto in cui abbia sentito il mio cuore battere forte, dove mi sia sentito vivo.
Questa foto fa parte della serie Viña Punk, ed ho sempre trovato sia un bellissimo inno alla libertà. |
Commenti
Posta un commento